TikTok multata dall’Unione Europea per 530 milioni: violata la privacy degli utenti europei


La tutela della privacy digitale si conferma uno dei fronti più delicati del rapporto tra piattaforme globali e normative europee. L’ultimo capitolo riguarda TikTok, che si è vista comminare una sanzione da 530 milioni di euro al termine di un’indagine durata quattro anni, condotta dalla Commissione per la protezione dei dati dell’Irlanda (DPC), autorità responsabile del controllo delle aziende con sede a Dublino.
Al centro dell’inchiesta, il trasferimento dei dati personali degli utenti europei verso la Cina, ritenuto non conforme al Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR). Secondo quanto emerso, TikTok non avrebbe garantito che i dati accessibili da personale cinese fossero protetti da un livello di sicurezza equivalente a quello richiesto dall’UE. Un’accusa grave, che posiziona la piattaforma tra i principali casi di violazione delle norme europee, subito dopo Amazon (746 milioni di multa) e Meta (1,2 miliardi).
Trasparenza e sicurezza sotto accusa
La DPC irlandese ha chiarito che TikTok non ha informato in modo trasparente gli utenti sulla destinazione dei propri dati. Inoltre, non sarebbe stata in grado di dimostrare in modo adeguato le misure adottate per proteggerli, nonostante il personale operativo in Cina avesse accesso remoto a tali informazioni. “TikTok non ha verificato, garantito né dimostrato che i dati personali degli utenti europei fossero protetti da un livello di sicurezza sostanzialmente equivalente a quello dell’UE”, ha dichiarato Graham Doyle, Vice Commissario irlandese per la protezione dei dati.
Le autorità europee hanno concesso alla piattaforma un termine di sei mesi per adeguarsi completamente alle normative europee sulla protezione dei dati, un passaggio obbligato per evitare nuove sanzioni.
La replica dell’azienda: “La decisione ignora il progetto Clover”
La risposta di TikTok non si è fatta attendere. La piattaforma, controllata dalla cinese ByteDance, ha espresso forte disaccordo con la sanzione e annunciato ricorso integrale. Christine Grahn, responsabile delle relazioni istituzionali di TikTok in Europa, ha dichiarato che la decisione non tiene conto del Progetto Clover, un’iniziativa lanciata nel 2023 e dal valore stimato di 12 miliardi di euro, pensata per rafforzare le misure di sicurezza sui dati in Europa. Il progetto prevede server dedicati sul suolo europeo e standard di protezione tra i più avanzati al mondo.
Secondo l’azienda, la sanzione si riferisce a violazioni passate e non riflette le attuali pratiche in vigore, giudicate più sicure e trasparenti rispetto al periodo oggetto dell’indagine.
La questione geopolitica e il ruolo del GDPR
La multa rappresenta anche un nuovo episodio del complesso rapporto tra Europa e Cina in tema di flussi digitali e normative sulla sicurezza. La legge cinese su cybersicurezza, antiterrorismo e controspionaggio solleva da tempo preoccupazioni nelle democrazie occidentali, poiché consente un accesso esteso ai dati da parte delle autorità. Questo contrasta con i principi del GDPR, che consente il trasferimento dei dati solo in presenza di garanzie equivalenti a quelle europee.
TikTok, che nel 2023 era già stata multata per la gestione della privacy dei minori, torna così al centro del dibattito su sovranità digitale e protezione dei dati. Il caso non riguarda solo un’azienda, ma riflette una sfida più ampia: quella di garantire diritti digitali concreti in un contesto globale dominato da interessi divergenti.
Uno snodo decisivo per la regolamentazione digitale
La sanzione inflitta a TikTok segna un punto di svolta nella strategia dell’UE per la tutela della privacy online. Oltre alla portata economica, ciò che emerge è la volontà di rafforzare un modello normativo in cui la trasparenza, la localizzazione dei dati e la responsabilità aziendale diventano criteri fondamentali.
Ora l’attenzione si sposta sull’evoluzione dei sistemi di protezione dati da parte di TikTok e sulle risposte che dovrà fornire nei prossimi sei mesi. Perché in Europa, la fiducia non si conquista con promesse, ma con prove concrete di rispetto verso le regole.