Apple valuta alternative a Google: ricerche in calo su Safari per la prima volta in 22 anni
Apple riflette sull’integrazione di IA come Perplexity e Claude nel browser Safari, mentre le ricerche calano per la prima volta dal 2003.


Il calo delle ricerche su Safari segna un punto di svolta per Apple. Per la prima volta in 22 anni, il numero di query effettuate attraverso il browser dell’azienda di Cupertino è diminuito. E la causa, secondo Apple stessa, ha a che fare con l’ascesa dell’intelligenza artificiale generativa.
A svelarlo è stato Eddy Cue, vicepresidente senior e responsabile dei servizi digitali Apple, durante la sua testimonianza nel processo antitrust in corso contro Google negli Stati Uniti. Secondo Cue, il calo coincide con l’aumento di popolarità dei chatbot IA, che stanno modificando profondamente il modo in cui gli utenti cercano informazioni online.
Apple guarda oltre Google: in arrivo strumenti IA come Perplexity e Claude
Non si tratta solo di numeri in discesa. Apple sta valutando nuove integrazioni intelligenti nel proprio ecosistema, tra cui le soluzioni di Anthropic (Claude), OpenAI e la startup Perplexity, specializzata in risposte conversazionali personalizzate. L’obiettivo è aprire Safari a strumenti che offrano risposte più rapide, fluide e contestuali, superando la classica lista di link proposta da motori come Google e Bing.
La collaborazione con OpenAI è già attiva per l’implementazione della Apple Intelligence e il potenziamento dell’assistente vocale Siri. Ma Apple, ha sottolineato Cue, intende mantenere una strategia aperta e flessibile, pronta a cambiare partner se dovessero emergere soluzioni tecnologiche più evolute.
La concorrenza e il peso degli accordi con Google
Dietro il calo delle ricerche si cela anche un’enorme questione economica. Apple riceve infatti una quota dei ricavi pubblicitari generati da Google grazie all’impostazione predefinita su Safari. Una cifra che nel 2022 ha raggiunto i 20 miliardi di dollari, secondo i documenti del processo. Una somma che rappresenta, in alcune annate, fino al 17,5% del reddito operativo Apple.
Nonostante Microsoft abbia provato a inserirsi offrendo fino al 90% dei ricavi di Bing, Apple ha respinto la proposta. “Non useremmo Bing neanche gratis”, avrebbe affermato lo stesso Cue, lasciando intendere quanto la qualità delle risposte sia centrale per le scelte strategiche dell’azienda.
Verso un nuovo modo di cercare
La testimonianza di Eddy Cue, pur collocata all’interno di un procedimento giudiziario, riflette una trasformazione profonda nelle abitudini digitali. Gli utenti non vogliono più solo trovare link: vogliono risposte dirette, contestuali e intelligenti. E proprio su questa linea si muovono Apple, OpenAI, Perplexity e le altre realtà che stanno ridisegnando il concetto stesso di “ricerca online”.
Il futuro di Safari potrebbe non dipendere più soltanto da Google, ma da come Apple saprà sfruttare l’onda lunga dell’intelligenza artificiale per evolvere la propria esperienza utente. Un futuro in cui, per la prima volta, il motore di ricerca non sarà più l’unico protagonista della conoscenza digitale.