Italia solo trentesima per innovazione: pesano investimenti scarsi e pochi sviluppatori
Nel Global Innosystem Index 2025, l’Italia è al 30° posto su 47 Paesi: bene ricerca e export, ma mancano investimenti, formazione e capitale umano.


Il ritardo italiano nell’innovazione emerge dal nuovo indice di TEHA Group, che misura R&S, startup, capitale umano e qualità scientifica.
L’Italia scivola nelle retrovie della classifica mondiale sull’innovazione tecnologica, stilata da TEHA Group e presentata al Technology Forum 2025 di Stresa. Nel Global Innosystem Index, che valuta 47 Paesi, il nostro occupa solo la 30ª posizione, due posti più in basso rispetto all’edizione precedente. A pesare, ancora una volta, è un mix di debolezze strutturali: sottofinanziamento di scuola e ricerca, scarsità di sviluppatori e un capitale umano ancora troppo poco qualificato.
I punti deboli dell’Italia innovativa
L’indice prende in considerazione parametri centrali come gli investimenti in R&S, la spesa in istruzione, la presenza di startup, il valore delle esportazioni ad alto contenuto tecnologico e la disponibilità di capitale umano. Su quasi tutti questi fronti, l’Italia mostra lacune significative: è 34ª per numero di laureati, 41ª per numero di sviluppatori software e occupa le ultime posizioni nella percentuale di PIL destinata all’istruzione e alla ricerca.
Una condizione che riflette il ritardo storico del sistema-paese nell’adottare una visione strategica di lungo periodo sul tema innovazione. L’assenza di una cultura diffusa dell’investimento in conoscenza si traduce in minori opportunità, ecosistemi meno dinamici e difficoltà strutturali nell’attrarre capitali internazionali.
Qualità scientifica ed export: dove l’Italia tiene il passo
Nonostante le criticità, il quadro non è del tutto negativo. Il nostro Paese continua a distinguersi per la qualità della produzione scientifica e la presenza di infrastrutture di calcolo avanzato, come i due supercomputer tra i dieci più potenti al mondo. Inoltre, l’Italia figura ancora tra i primi dieci Paesi al mondo per saldo positivo dell’export manifatturiero, segnale che l’innovazione industriale continua a generare valore nei settori tradizionali.
A livello regionale, il Nord Italia guida il cambiamento. In particolare la Lombardia, che figura al 16° posto nella classifica europea delle regioni più innovative, seguita da Lazio, Emilia-Romagna, Veneto, Toscana e Piemonte. Fanalino di coda è la Calabria, solo 228ª su 242.
Le azioni strategiche per il rilancio
Secondo TEHA Group, l’Italia potrebbe migliorare di 12 posizioni entro il 2040, arrivando al 18° posto, se decidesse di invertire la rotta. Tra le misure suggerite ci sono: l’introduzione del coding come competenza base nelle scuole, una strategia nazionale sulle STEM, pacchetti attrattivi per talenti internazionali, snellimento burocratico per le startup e un rafforzamento strutturale del legame tra ricerca pubblica e impresa.
Servono però politiche stabili e una visione chiara. È questa la condizione necessaria per trasformare il buon potenziale italiano in una leadership reale nell’innovazione, evitando di restare prigionieri di un sistema capace ma sottoutilizzato.