Caso Menendez: concessa la revisione della pena, dopo 35 anni i fratelli potranno chiedere la libertà vigilata
Lyle ed Erik Menendez ottengono la possibilità di accedere alla libertà vigilata. Il giudice applica una legge californiana del 2018. Lacrime, testimonianze e perdono dopo 35 anni.


Dopo oltre tre decenni di carcere, Lyle ed Erik Menendez potranno comparire davanti a un giudice per valutare l’accesso alla libertà vigilata. Lo ha stabilito il tribunale di Van Nuys, a Los Angeles, applicando una legge californiana del 2018 che tutela chi commette reati gravi prima dei 26 anni. I due fratelli, condannati all’ergastolo senza possibilità di appello per l’omicidio dei genitori, potranno ora vedere ridotta la pena a 50 anni con possibilità di revisione.
La decisione è arrivata dopo un’udienza durata circa otto ore. Il giudice Michael Jesic ha sottolineato che, pur non spettando a lui concedere la libertà, i due “meritano una possibilità”. Erik e Lyle erano rispettivamente 18 e 21 anniquando, nell’agosto del 1989, aprirono il fuoco contro i genitori nella villa di famiglia a Beverly Hills. Un caso che all’epoca sconvolse l’opinione pubblica americana e che è tornato d’attualità grazie a un documentario prodotto da Peacock e alla serie Netflix del 2024.
Un nuovo scenario dopo anni di testimonianze e perdono
Durante l’udienza, i due fratelli hanno partecipato in videocollegamento dal carcere di San Diego dove sono detenuti da 35 anni. Lacrime, silenzi e sorrisi hanno segnato una giornata carica di emozioni. Tra le testimonianze più toccanti, quella di Anerae Brown, ex detenuto che ha raccontato come i fratelli Menendez lo abbiano aiutato a cambiare vita: “Senza di loro sarei ancora lì a fare cose stupide. È grazie a Lyle ed Erik se ho abbandonato la rabbia”, ha detto, commosso.
La cugina dei fratelli, Anamaria Baralt, ha invece dichiarato: “Da entrambe le parti della famiglia crediamo che 35 anni siano abbastanza. Li abbiamo perdonati”.
I difensori sostengono da tempo che il duplice omicidio sia maturato in un contesto di abusi sessuali e psicologici subiti per anni dai genitori, in particolare dal padre José Menendez, allora dirigente della RCA. Secondo questa ricostruzione, la madre Kitty sarebbe stata complice delle violenze. Una verità che, all’epoca della sentenza del 1996, non fu riconosciuta dal tribunale, che incentrò l’accusa sull’intento di accedere all’eredità milionaria della famiglia.
La Procura resta contraria alla revisione
Nonostante la decisione del giudice Jesic, la Procura di Los Angeles si è detta contraria alla riduzione della pena. Secondo il procuratore Nathan Hochman, “i due non hanno ancora assunto appieno la responsabilità dell’omicidio”. La posizione dell’accusa continua a mettere in discussione la validità delle argomentazioni difensive legate agli abusi.
Con la nuova classificazione della pena, i fratelli Menendez potranno ora presentarsi davanti a una commissione per la libertà vigilata. Sarà quella la sede in cui si deciderà, alla luce delle testimonianze e del loro percorso carcerario, se potranno lasciare definitivamente il carcere.
Una pagina controversa della cronaca americana si arricchisce così di un nuovo capitolo, sospeso tra la memoria di un crimine efferato e l’ipotesi di una riabilitazione possibile.