L’eternità su carta: usare le fonti scritte per la ricerca storica


<<Da dove si inizia? Da Internet>>. Così Vittorio Vidotto, storico contemporaneista italiano, apre il capitolo dedicato alla ricerca e all’analisi delle fonti nella sua Guida allo studio della storia contemporanea. Ma se i primi germogli della ricerca possono arrivare anche dal web, purché si sappia cosa cercare, i frutti maturi si colgono andando a scavare nei palazzi sacri della cultura dove la documentazione originale viene conservata e catalogata, negli archivi e nelle biblioteche.
Imparare a muoversi tra le fonti primarie è il primo, necessario passo di qualsiasi indagine storica, che si tratti di documentazione fotografica o multimediale dei tempi più recenti o di antichi atti notarili medievali. Un’operazione lenta e alle volte faticosa, che pure non può che essere descritta dagli addetti ai lavori come affascinante: è sfogliando la documentazione originale, magari manoscritta da una mano scomparsa da secoli, che si tocca con mano il passato e con esso le testimonianze di individui che, più o meno inconsapevolmente, hanno superato le barriere della morte e danno oggi testimonianza di loro stessi a chi è più attento ad ascoltare le loro voci.
Uomini e donne, spesso di nobili origini, altre volte più simili a noi, che attraverso le loro parole su un atto notarile, un documento amministrativo, una lettera, una pagina di diario, ci raccontano il loro presente visto attraverso i loro occhi di re, generali, potenti, funzionari, ma anche artigiani, mercanti, contadini, umili.
A noi oggi il compito di prestare l’orecchio a queste voci vive, concrete, reali, e restituirle ad un presente necessariamente cambiato, ma che è stato lentamente costruito da quegli stessi uomini e da quelle stesse donne che si raccontano in silenzio negli scritti d’archivio, chi con mano sicura ed elegante firma corsiva, chi tentennando sul rigo e apponendo una semplice “x” autografa, che oggi grida che quell’individuo ha vissuto in carne ed ossa, con il suo bagaglio di sentimenti, emozioni, paure, sogni, e non attende altro che essere riscoperto.
Si capisce, allora, come non possa esistere ricerca storica senza lo studio delle fonti manoscritte. Perché permettono a noi di comprendere le voci del passato – pur se analizzate e contestualizzate col dovuto distacco e rigore scientifico –, e permettono a persone come noi di diventare eterne.