Luglio 11, 2025

“Conoscerete la verità e la verità vi renderà liberi”: la ricerca spirituale nell’opera alchemica medievale

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“Conoscerete la verità e la verità vi renderà liberi”: la ricerca spirituale nell’opera alchemica medievale
“Conoscerete la verità e la verità vi renderà liberi”: la ricerca spirituale nell’opera alchemica medievale

Abbiamo avuto modo di osservare come il principale scopo pratico del processo alchemico fosse la trasmutazione dei metalli, ossia la loro trasformazione in oro.

Un obiettivo certamente ambizioso che prevedeva un processo complesso e delicato, mai descritto effettivamente nella sua interezza, e del quale non si hanno attestazioni concrete di successi effettivi.

Ripetiamo il mantra del processo alchemico, solve et coagula (sciogli e fai rapprendere), una continua reiterazione di processi di scioglimento di metalli e mercurio – anche detto argento vivo, a partire dal Rinascimento considerato uno dei componenti fondamentali per la formazione di tutti gli elementi.

Questo processo doveva essere ripetuto ossessivamente fino al successo, fino alla creazione della Pietra Filosofale, comprendendo necessariamente un numero infinito di fallimenti ed errori.

E, del resto, simbolo del processo alchemico è proprio l’Uroboro, il serpente (o drago) che si morde la coda, indicando l’infinita ciclicità di un processo che forse molti alchimisti stessi erano consapevoli fosse destinato al fallimento, al di là dei loro fittizi resoconti di mirabolanti successi.

Ma l’opera alchemica nasconde qualcosa di ben più profondo della semplice sete di potere, della brama delle infinite possibilità conferite dalla trasmutazione: essa è specchio dell’anima dell’alchimista stesso, molte volte un individuo appartenente alla casta religiosa (si pensi proprio a San Tommaso d’Aquino), che identifica nella purificazione dei metalli – ottenuta attraverso la loro trasformazione nell’oro, considerato tra essi il più perfetto – un parallelo simbolico alla trasformazione del sé.

L’alchimista è colui il quale si occupa dello studio dei più reconditi e occulti segreti della natura, che osserva con occhio attento e tocca con mano i dettagli della creazione divina; è l’individuo a cui Dio concede la padronanza del fuoco per la trasformazione di quanto Egli ha creato.

Ecco, allora, come l’opus trasformi davvero l’uomo più che la pietra, e come i continui fallimenti – all’ordine del giorno nel folle volo della trasmutazione – finiscano per rappresentare simbolicamente il continuo peccare terreno dell’individuo e i suoi incessanti sforzi per raggiungere la perfezione, la purezza e il candore dell’animo, e per tentare di toccare con mano l’essenza divina che permea tutte le cose.

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